Tra i migliori Chiara, Meta, Masini, Ron. Crozza tra gli ospiti
ANSA
Ansa – Dall’ascolto in anteprima delle 22 canzoni dei Big in gara a Sanremo – come sempre, nella sede Rai di Milano, introdotto da Carlo Conti – si ricava una convinzione: i giovani rischiano poco. L’amore, anche quello delle notti profondissime, del cielo senza nuvole e del tu sei aurora e tramonto, domina come non esistesse la realtà. Anche Clementino, pure personaggio interessante, da napoletano parla dei ragazzi di strada ma rimanendo in superficie.
Tornano, dopo molti anni, due canzoni sulla mamma: una la dedica Gigi D’Alessio alla sua madre morta, l’altra è di Ermal Meta, parla di un figlio che salva la madre dalla violenza del padre ed è uno dei brani migliori e un caso isolato.
Ci sono veterani che fanno benissimo il loro mestiere senza correre rischi, tipo Ron e la Mannoia e c’è Marco Masini, che aggiorna il sound e porta in gara una delle canzoni più interessanti.
Ad avvicinare Sanremo ai suoni della contemporaneità sono Samuel, Raige e Giulia Luzi, e Chiara con un brano di alta qualità da interprete importante.
Queste le prime pagelle dei 22 brani, nello stesso ordine in cui sono state fatte ascoltare.
RON – “L’ottava meraviglia” – Una ballata pop rock perfettamente in linea con lo stile di Ron. Rispetta le attese senza essere banale e, in confronto a certi brani in gara, sembra una perla del rock americano.
PAOLA TURCI – “Fatti bella per te” – Un’incursione nel pop contemporaneo up tempo con un testo che è una rivendicazione dell’identità femminile: “tu fatti bella per te … passano inverni e tu sei più bella” canta la Turci.
SERGIO SYLVESTRE – “Con te” – “Così vai via” sono le prime parole del testo scritto da Giorgia. Un evidente omaggio al Claudio Baglioni di “Amore bello” che suona più moderno.
GIUSY FERRERI – “Fa talmente male” E’ un’artista in continuo rilancio. Qui guidano la danza chitarre che suonano un po’ gitane e un po’ western nel tentativo di trovare nuove strade.
MICHELE BRAVI – “Il diario degli errori” – Sembra un po’ presto per un ragazzo di 22 anni compilare il diario degli errori. Pop melodico con suoni à la page in cerca di identità.
ALESSIO BERNABEI – “Nel mezzo di un applauso” – Più o meno “Noi siamo infinito” capitolo due. La dimostrazione di quanto sia difficile realizzare un sequel all’altezza del precedente.
FABRIZIO MORO – “Portami via” – Un omaggio a “La Cura” di Franco Battiato, con le debite proporzioni. A Fabrizio Moro non difettano certo la personalità e l’intensità.
RAIGE E GIULIA LUZI – “Togliamoci la voglia” – Scritto con Zibba, è uno degli arrangiamenti più originali (si sente anche una chitarra slide), un rock pop, con le cadenze del rap.
GIGI D’ALESSIO – “La prima stella” – Dedica questa canzone alla madre morta. E’ puro stile D’Alessio, senza eccessi, un elogio dei buoni sentimenti e della classica melodia pop.
BIANCA ATZEI – “Ora esisti solo tu” – Avete nostalgia di Toto Cutugno e i Ricchi e Poveri? Bene ora c’è Bianca Atzei che ha un pezzo, scritto da Kekko dei Modà, che dice cose tipo “da quando stiamo insieme non esiste più una nuvola”.
MARCO MASINI – “Spostato di un secondo” – Un brano – anche qui c’è la collaborazione di Zibba – di qualità diversa, cantabile ma dalla struttura originale che conferma il feeling che Masini con il festival. Uno dei pezzi più interessanti.
FIORELLA MANNOIA – “Che sia benedetta” – La sua presenza in gara nobilita il cast e la gara. Ed è evidente che la qualità interpretativa della Mannoia danno alla canzone un valore diverso. Proprio per questo, per il suo ritorno all’Ariston, ci si poteva aspettare qualcosa di più coraggioso.
CLEMENTINO – “Ragazzi fuori” – Dalla collaborazione tra Clementino e Marracash era lecito attendersi di più, sia sul piano musicale che su quello del testo. Un rapper napoletano che parla dei ragazzi di strada deve andare più a fondo.
CHIARA – “Nessun posto è casa mia” – Ha avuto coraggio a scegliere un brano così profondo per questa partecipazione che può davvero segnare una tappa fondamentale nel suo percorso.
FRANCESCO GABBANI – “Occidentali’s Karma” – C’è molta ironia in questo testo che mette insieme “panta rei” e “singin’ in the rain”, le “lezioni di Nirvana e Buddah in fila indiana”, un ritornello dance anni ’80 e strofe d’autore.
ELODIE – “Tutta colpa mia” – Una canzone che più tradizionale non si può, eppure Elodie ha vinto “Amici 15”. Il testo l’ha scritto Emma e suona “amore amore amore mio andiamo via”. Il ritorno della formula in voga a Sanremo anni fa.
MICHELE ZARRILLO – “Mani nella mani” – Un ritorno all’Ariston in nome di una fedeltà al proprio stile. Non si possono non notare frasi tipo “tu sei passione e tormento” che non sfigurano accanto ai balocchi e ai profumi.
ERMAL META – “Vietato morire” – Una rara incursione nella realtà, un ricordo della madre ma come vittima della violenza di un uomo. Il testo migliore del festival e uno dei brani più interessanti.
LODOVICA COMELLO – “Il cielo non mi basta” – Un esempio di pop contemporaneo che rimane in superficie, senza cercare la minima increspatura.
ALBANO – “Di rose e di spine” – Albano a Sanremo questo deve fare: cantare una romanza di Puccini travestita da canzone, partendo basso e chiudendo sfidando il muro del suono.
NESLI E ALICE PABA – “Do retta a te” – Anche da Nesli è lecito aspettarsi di più. Alla prima impressione non sembra neanche troppo felice il connubbio tra la sua voce e quella, molto acuta, della vincitrice di “The Voice”.
SAMUEL – “Vedrai” – Il cantante dei Subsonica conosce molto bene il suono della contemporaneità. E si sente. “Vedrai” è uno dei brani più originali tra quelli in gara, una finestra sul presente musicale.