Arte e spettacolo
14:00pm8 Maggio 2018 | mise à jour le: 8 Maggio 2018 à 14:00pmReading time: 3 minutes

Dieci anni di “utopie radicali” a Firenze

Esposizione al Centro Canadese d’Architettura di Montréal

 

Francesco Garutti, curatore del CCA e l’architetto Gianni Pettena, uno dei protagonista delle “Utopie”

Foto f_intravaia

Presentata a Palazzo Strozzi a Firenze tra la fine dello scorso anno e l’inizio del 2018, è approdata, la settimana scorsa al CCA di Montréal, la mostra “Utopie Radicali: Firenze 1966-1976” che rimarrà in cartellone fino al 7 ottobre.

L’esposizione presenta per la prima volta in America del Nord, 50 anni dopo la nascita del movimento, le opere, circa 300 oggetti, di un gruppo di architetti e artisti che costituivano l’ambiente radicale fiorentino dell’epoca.

Attraverso l’interazione tra arte, design e architettura, non priva di incursioni nel mondo della musica, un gruppo di architetti, attivi negli studi Archizoom, Remo Buti, Gianni Pettena, Superstudio, UFO e Zzigurat, ha profondamente influenzato, con i loro lavori e i loro progetti, l’evoluzione del pensiero architettonico.

Nella mostra sono presentati mobili, lampade, foto, fotomontaggi, modellini, progetti, collage, vestiti, articoli da tavola e altro ancora, di architetti come Gianni Pettena, Alessandro Poli, Lapo Binazzi, ecc., frutto del lavoro di riflessione, rielaborazione e libera interpretazione, fuori dagli schemi e dai modelli proposti in precedenza, della disciplina architettonica. Firenze, in quel periodo, con la sua università, era diventata, il punto centrale di una rivoluzione culturale che, utilizzando le utopie come strumento di critica sociale, destabilizzava il ruolo dell’architettura aprendola a nuovi orizzonti.

Il modellino “utopico” del Piper, celebre discoteca romana degli anni ’60, disegnato da Alessandro Poli

Foto f_intravaia

«La mostra – ha spiegato Francesco Garutti, d’origine milanese, che da un anno dirige in qualità di curatore il dipartimento mostre del CCA – nasce a Palazzo Strozzi, a Firenze, con il contributo stesso del CCA che ha prestato parte delle opere legate ad Alessandro Poli e a Superstudio. Ci è piaciuta così tanti che abbiamo voluto portarla anche qui adattandola, insieme ai curatori di Firenze, ai nostri spazi e ad un pubblico nordamericano. Il nostro obiettivo è stato anche quello di creare un proficuo scambio di idee tra le due sponde e, allo stesso tempo, di mettere in risalto più le tematiche che gli autori in quanto tali».   

«È stata una stagione di grande fermento – ha aggiunto Gianni Pettena, commissario dell’esposizione e protagonista della prima ora di quel periodo – durata più o meno 10 anni, poi tutti o quasi (gli architetti) sono rientrati nei ranghi. Un momento molto vivace, fatto di ironia, di provocazione, di rivolta contro le regole, di percorsi alternativi, che ha lasciato comunque il segno sul piano della ricerca e dell’elaborazione di nuove idee».   
Info: Centre Canadien d’Architecture (CCA), 1920 rue Baile, Montréal; Tel. 514-939-7001, www.cca.qc.ca

 

I percorsi della mostra

L’esposizione sviluppa, in particolare, sei tematiche:

–        L’influenza della pop art

–        La discoteca come spazio di sperimentazione

–        L’azione urbana (ridefinizione di spazi pubblici)

–        La città

–        La natura

–        Il territorio

–        Lo spazio (e la luna) come nuovo territorio possibile.

 

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