Un importante percorso cinematografico
di Francesca Sacerdoti – sacerdoti.francesca@gmail.com
Attore, regista, e produttore, Francesco Giannini ha sviluppato la passione per il cinema sin da piccolo, come ci ha raccontato in occasione della promozione del suo prossimo cortometraggio intitolato “Città D’Oro”.
«Tutto è cominciato con me e mio fratello. Eravamo soliti filmare piccoli corti nella cantina dei nostri genitori». Francesco poi ha lavorato come attore sui set di importanti produzioni tra le quali XMan e 300 ma sempre con un occhio teso alla cinepresa ed alla narrazione, il suo vero punto d’interesse.
Il lavoro dietro la cinepresa
Diversi i cortometraggi che hanno portato il suo nome all’attenzione internazionale con partecipazioni a prestigiosi festival quali Cannes con The Race of Life(2012), il Milano International Film Festival con The Prince (2014), ed il Fantasia International Film Festival con The Flare (2016).
Inoltre, nel 2015, Francesco ha fondato anche la società di produzione Franky Films nata inizialmente per promuovere il suo lavoro: «Mi sono chiesto cosa dovevo fare per passare alla realizzazione di lungometraggi. Dunque nel 2017 e 2018 ho incominciato a focalizzarmi su come trovare fondi per realizzarli».
Francesco dunque ha realizzato due lungometraggi, girati nel 2019, pronti per uscire questa estate: Woodland Grey (prodotto) e Hall (prodotto e girato) un horror psicologico di grande attualità visto che fa riferimento al diffondersi di una pandemia.
Città D’Oro ed il legame con l’Italia
Francesco ha parlato poi del suo ultimo ambizioso progetto in fase di realizzazione; alle sue spalle professionisti quali Cristiano Sebastianelli, Francesca Invernizzi, Patricia Chica, Daniella Sorrentino e attori tra cui Claudia Gerini e Joe Cacchione.
Il film, che nel futuro il regista intende trasformare in un lungometraggio, trae spunto dalla fiaba “La Gallina dalle Uova D’Oro”, per costruire un’interessante parabola sulla vita, sul valore della semplicità e delle tradizioni.
Ambientato a Santa Caterina dello Ionio, città natale del padre di Giannini, narra la storia di Salvatore, un uomo umile e di principi la cui esistenza viene messa alla prova da un’improvvisa ricchezza. «Ho sentito questa fiaba così come ho conosciuto altre storie dalla mia famiglia. Quando fai un film o scrivi una storia lo fai basandoti su quelle cose che ti hanno toccato quando eri piccolo. “Città D’Oro” è un’idea che si basa su mio padre e mio nonno: gli immigrati italiani – spiega – sono venuti in Canada perché non c’erano opportunità in Italia negli anni ’50, ’60 o ’70. L’idea che cerco di esprimere è che mio padre ha lasciato l’Italia per avere una vita migliore, ma lì è rimasta una parte di sé così come è avvenuto anche per molti altri italiani. Dunque, ho visto in lui una tristezza, ho visto che c’era una mancanza, quella della sua famiglia. L’ho visto crescere con questo vuoto. Aalla fine ciò che il film mette in questione è “cosa rappresenta una vita migliore?”».
Mondo moderno e mondo tradizionale
Francesco poi approfondisce il suo legame con l’Italia: «Da bambino ci sono sempre andato con mio padre per trovare la famiglia. Per me l’Italia è una seconda casa, ho anche il passaporto italiano. Come regista certamente è inciso dentro di me, qualsiasi cosa io faccia nei miei film è ispirata dal legame con la cultura italiana e credo che una cosa che fa parte di me personalmente e professionalmente è l’idea del mondo tradizionale contrapposto al mondo moderno, questo è un tema che ho visto ripetersi nei mie film. Vengo dal mondo moderno ma ho anche il mondo tradizionale alle mie spalle da parte dell’Italia e questo influenza la mia regia, la mia visione e la mia ispirazione. Per me è molto importante fare questo film, ancor più ora con il Covid-19, perché adesso che siamo a casa con le nostre famiglie ti accorgi che ad avere valore sono le piccole cose della vita, non quelle materiali».