La Console Generale d’Italia risponde
25 aprile 1945: data dell’insurrezione generale del Nord Italia, contro le truppe nazifasciste, ordinata da Sandro Pertini a nome del Comitato di Liberazione Nazionale dell’Alta Italia (CLNAI), dai microfoni Radio Milano Liberata.
Quel giorno convergono a Milano, città in sciopero, i partigiani di tutte le zone circostanti. Quando le truppe alleate entrano in città, il 30 aprile, la trovano liberata. Le insurrezioni partigiane di quei giorni nell’Italia settentrionale portano alla liberazione di Genova e Torino. La Seconda Guerra Mondiale si sta per concludere. Da allora il 25 è la Festa di Liberazione dal nazifascismo in Italia.
1° maggio: è una data convenzionalmente adottata dal 1890 in memoria delle vittime del Massacro di Haymarket avvenuto in una piazza di Chicago all’inizio di maggio 1886. Durante una manifestazione di protesta di lavoratori che rivendicano la riduzione della giornata lavorativa a otto ore, a seguito di violenti tumulti, perdono la vita svariati manifestanti ed esponenti delle forze di polizia. Alcuni lavoratori vengono accusati di quanto successo e condannati. Quattro di loro vengono impiccati. Qualche anno più tardi il processo nei loro confronti risulta essere stato una farsa. I condannati vengono riabilitati e i superstiti liberati. In memoria di quegli eventi e dei “martiri di Chicago” dal 1889 il 1° maggio è celebrato come la Festa dei Lavoratori. Il primo appuntamento ufficiale si tiene nel 1890, con un’enorme manifestazione internazionale. Da quel momento, la ricorrenza si diffonde in tutto il mondo. In Italia viene festeggiata per la prima volta nel 1891 e in seguito vietata durante il regime fascista che istituisce, nel 1923, la Festa del Lavoro italiano, in coincidenza con il Natale di Roma, 21 aprile (leggendaria data di fondazione della capitale nel 753 a.C.).
Riportata al 1° maggio, dopo la fine della Seconda Guerra Mondiale è riconosciuta come Festa Nazionale. Nel 1947 viene funestata dalla strage di Portella della Ginestra, in provincia di Palermo. Una sparatoria della banda del brigante Salvatore Giuliano contro la folla che manifesta a favore dell’occupazione delle terre incolte dei latifondi, uccide 11 persone e ne ferisce 27, tra braccianti e contadini. Resta ancora oggi uno dei misteri insoluti della storia repubblicana.
Nel 1955 Papa Pio XII istituisce la Festa di San Giuseppe lavoratore il 1° maggio, per permettere ai lavoratori cattolici di riconoscersi in questa ricorrenza.
Dal 1990 i tre sindacati confederali (CGIL, CISL e UIL) organizzano annualmente, a Roma, il “Concertone”, a cui partecipano moltissimi artisti.
Che significato assumono, oggi, queste due date simbolo?
Ce lo ha indicato il Signor Presidente della Repubblica Mattarella nei giorni scorsi.
Per il 76° anniversario del 25 aprile, il Capo dello Stato ha messo in evidenza il valore simbolico di questa ricorrenza che “rappresenta uno spartiacque imprescindibile nella nostra storia nazionale” ed è “la festa civile della riconquista della libertà.” Ci ha ricordato i valori di pietà, civiltà, solidarietà, propri di questa ricorrenza, ma anche quelli di “rinascita, unità, coesione, i sentimenti che hanno consentito al Paese di archiviare con la Liberazione una pagina nefasta della sua storia.” Chi sta leggendo immagino abbia, come me, vivo il ricordo dello scorso anno, quando il Signor Presidente si è recato, da solo, all’Altare della Patria per deporre la corona d’alloro sulla Tomba del Milite Ignoto. Quelle immagini resteranno scolpite nella memoria di noi tutti/e, come la testimonianza più emblematica, destinata a passare alla Storia, del periodo buio in cui l’Italia è stata – suo malgrado – l’epicentro della pandemia.
Quanto al 1° maggio il Presidente Mattarella ci ha ricordato che “La festa del lavoro è festa della democrazia, perché il lavoro è fondamento della Repubblica”, come riconosce la Costituzione repubblicana all’art. 1: “L’Italia è una Repubblica democratica, fondata sul lavoro.”
Sì, perché come Egli ha ricordato: “Sarà il lavoro a portare il Paese fuori da questa emergenza, perché è la condizione, e il motore, della ripartenza, della ricostruzione, della rinascita.”
Anche il Concertone, improntato a modalità particolarmente austere, è stato un concreto segno di ripresa per il mondo della cultura e per l’Italia, tutta, che riparte.
La vostra Console Generale,
Silvia Costantini