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14:36pm12 Ottobre 2021 | mise à jour le: 12 Ottobre 2021 à 14:36pmReading time: 5 minutes

Lavorare insieme per costruire la comunità italiana del futuro

Lavorare insieme per costruire la comunità italiana del futuro
Photo: Foto cortesiaGiovanna Giordano è nata a Pentedattilo, frazione di Melito Porto Salvo, in Provincia di Reggio Calabria ma è milanese di adozione

A colloquio con Giovanna Giordano presidente uscente del Cimites di Montréal

 

Se c’è una persona che conosce molto bene la nostra comunità, questa è senza dubbio Giovanna Giordano, attuale presidente del Comites di Montréal, organismo che si sta avvicinando aalle elezioni per il suo rinnovo previste per il 3 dicembre (per tutte le informazioni in merito vedi: https://www.corriereitaliano.com/rubriche/14861/cose-il-com-it-es-e-perche-e-importante-eleggerlo/ ).

Giovanna Giordano è entrata nel Comites di Montréal nel 1996, come segretaria, per poi diventarne la presidente per due mandati consecutivi i quali, per diversi motivi, si sono protratti al di là della loro scadenza naturale quinquennale. Inoltre à stata anche eletta per due volte presidente dell’Intercomites del Canada. Possiamo dire, quindi, che ha festeggiato le “nozze d’argento” con questo organismo di rappresentanza degli italiani all’estero nei rapporti con le autorità consolari.

Giovanna non potrà più ripresentarsi. Nel frattempo si è lanciata in una nuova sfida, quella di direttrice generale della Casa d’Italia: «Una missione – afferma – che intendo svolgere nel miglior modo possibile per valorizzare questo luogo e portare o riportare la comunità a riappropriarsene».

 

Un bilancio di questa sua esperienza alla guida del Comites?

«Come presidente – afferma – ho l’orgoglio di aver dato sempre il massimo della mia disponibilità e delle mie capacità per raggiungere i nostri obiettivi, cercando di fare il bene comune di tutti. Una delle ragioni che mi ha spinto a candidarmi nel 1996 è che in tal modo potevo essere più vicina all’Italia. Volevo capire come funzionano i rapporti con le autorità diplomatiche, volevo creare un “ponte” sia per me che per la comunità e, in particolare, per i giovani, anche perché quando arrivai qui a Montréal negli anni ’70 tutte queste possibilità non esistevano tanto è vero che i Comites furono creati dopo (1985, n.d.r.). Sentivo che il Comites mi rappresentava e mi offriva la soddisfazione di rimanere collegata alla mia terra natale. L’altra ragione era quella di poter conservare la lingua italiana. Durante le riunioni del Comites, infatti, si parla sempre in italiano.

Una delle mie principali soddisfazioni è stata di riuscire a creare, insieme ai “miei” consiglieri, persone capaci e generose perché hanno dedicato tanto del loro tempo alla causa e che voglio ringraziare pubblicamente per l’impegno e la dedizione, dei servizi veri e propri come, ad esempio, la “Commissione giovani”. Abbiamo fatto oltre 10 conferenze a livello nazionale e organizzato scambi gastronomico-culturali a livello internazionale, che poi è anche un modo per far conoscere e amare l’Italia a tanti giovani italo-discendenti.

 

Altro servizio importante è stata la creazione della “Commissione della nuova mobilità-immigrazione”, che ha avuta eco in tutto il Canada. I nuovi arrivati dall’Italia hanno trovato non un sito web ma un vero contatto fisico, delle persone che potessero dare loro consigli utili su come muoversi e cosa fare per potersi integrare più facilmente nella loro nuova realtà. Molti di loro sono rimasti a contatto con la comunità dove si sono inseriti molto bene e dove vogliono agire per restituire una parte di quello che hanno ricevuto: rappresentano il futuro della nostra comunità.

Ci siamo dedicati, inoltre, alla promozione della lingua italiana anche con delle grandi campagne informative per cercare di far inserire l’insegnamento della lingua italiana nelle scuole là dove era possibile e in alcuni casi ci siamo riusciti.

Non posso poi non parlare delle grandi battaglie per ottenere la RAI e la possibilità di poter votare anche in Canada per le elezioni italiane, battaglie portate avanti sempre nel rispetto delle regole locali. E non posso non citare il fatto che il Comites ha sempre celebrato e valorizzato il ruolo delle Forze Armate e degli ex militari: carabinieri, alpini, aviatori, marinai, bersaglieri, che spesso sono stati invitati nelle scuole per condividere le loro testimonianze».

 

Votare è importante

«Il Comites – prosegue – è qui per difendere gli interessi degli italiani, per aiutarli ad integrarsi, per dare continuità e migliorare la nostra italianità. Sono sempre stata a disposizione della comunità, ho fatto di tutto per fare in modo che il Comites diventasse un punto di riferimento importante in modo che ognuno si potesse sentire vicino all’Italia. Mi ha dato la possibilità di viaggiare nelle altre città del Canada per conoscere  la realtà delle altre comunità italiane presenti, mi ha fatto crescere, mi ha arricchito di quelle esperienze di vita che non avrei mai potuto vivere altrove, che nessuna università mi avrebbe dato. Abbiamo iniziato dei progetti che non sono stati portati a termine. Spero che il prossimo Comites possa raggiungere gli obiettivi che ci siamo prefissati, sono fiduciosa che succederà perché le persone che si stanno candidando sono all’altezza della situazione e voglio augurare al futuro presidente un buon successo e di avere un gruppo di consiglieri davvero straordinario come l’ho avuto io. Spero, inoltre, che tutti andranno a votare il 3 dicembre per legittimare il Comites. Il voto è importante, è un diritto, più si partecipa più il Comites avrà voce in capitolo».

 

Come è stato il sui rapporto con le autorità consolari?

«A Montréal – risponde – siamo stati privilegiati perché abbiamo avuto dei Consoli generali che sapevano e sanno bene cosa vuol dire essere italiani all’estero ed hanno avuto un approccio collaborativo nei confronti del Comites. In effetti la chiave del discorso è nella collaborazione reciproca. Il Comites ha bisogno di essere amato e valorizzato perché tutto quello che fa, gratuitamente, è a beneficio e nell’interesse della comunità italiana. La nostra sede al Centro L.d.V. è un punto d’incontro ed è a disposizione di tutti. Non bisogna essere un presidente di qualcosa per promuovere l’Italia, per fare quelle cose che fanno crescere la nostra comunità. Bisogna crederci e avere la passione per farlo».

 

 

 

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