«Il taekwondo mi ha salvato la vita»

15:18 9 Maggio 2017

Pasqualino Gallucci e la lunga strada verso le Olimpiadi

Pasqualino Gallucci (a destra), 23 anni, ha cominciato a praticare il taekwondo all’età di 8 anni

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Si chiama Pasqualino Gallucci, ha 23 anni ma è come se ne avesse almeno il doppio. Non certo per l’aspetto fisico, quanto per l’esperienza che ha accumulato e per tutte le vicissitudini che ha attraversato nella sua vita, sempre con un “chiodo fisso” in testa: il taekwondo.

«Ho iniziato a praticare il taekwondo all’età di 8 anni perché – spiega Pasqualino – costava poco, avevo una palestra vicino casa ma soprattutto perché avevo bisogno di imparare a difendermi! Fin dai primi anni di scuola ho subito tanti episodi di bullismo perché ero piccolo, ero figlio di italiani e parlavo solo l’italiano; mio padre viene da Castelforte, in provincia di Latina mentre mia madre è nata in Canada ma la sua famiglia è d’origine napoletana. Quante ne ho passate! Quanti pugni e calci ho ricevuto! Spesso tornavo a casa ricoperto di lividi e con gli occhi neri! Però, più il tempo passava e più apprezzavo questo sport che stava diventando una vera e propria passione.

A partire dai 12 anni ho iniziato a gareggiare e a vincere molte competizioni: i campionati provinciali, quelli canadesi, le gare internazionali e, a 15 anni, i Giochi del Commonwealth. Ho cominciato a credere in me stesso e nelle mie capacità al punto da immaginarmi … alle Olimpiadi! Quello è sempre stato il mio obiettivo!

Poi a 16 anni, durante un combattimento, forse mettendoci un po’ troppa foga, mi sono spaccato completamente l’alluce del piede. È stato un disastro, mi hanno dovuto mettere una placca per due mesi e quando stavo per riprendermi, nel corso di un allenamento, ho subito un altro grave infortunio al ginocchio: rottura dei legamenti e del menisco. Il dottore mi disse: “Non potrai più combattere con la stessa velocità di prima, comincia a pensare ad altre cose da fare!”. Ma io ho la testa dura: per tre anni, non ho fatto altro che passare da un dottore o da un allenatore all’altro, a fare riabilitazione e fisioterapia. Andavo a scuola e lavoravo per potermi pagare tutte le cure necessarie per guarire al più presto, anche perché la situazione in famiglia non era delle più semplici. Avevo un solo obiettivo in testa: quello di riprendere gli allenamenti di taekwondo».

 

E poi cosa è successo?

«Mi ci sono voluti tanti soldi e tre anni per poter tornare a buoni livelli: un anno per rinforzare la gamba, un anno per riprendermi mentalmente e un anno per adeguarmi alle nuove regole e al salto di categoria nel taekwondo. Ho ripreso a combattere, ho fatto qualche gara ma senza vincere più niente.

Dopdiché mi sono reso conto che se volevo continuare a curarmi e allenarmi ad alto livello, avrei avuto bisogno di altri soldi e così, a 19 anni, ho pensato di arruolarmi nelle Forze Armate canadesi, in tal modo avrei avuto uno stipendio e forse più possibilità di praticare il mio sport».

 

E ci sei riuscito?

«No! In realtà, non mi hanno mai preso in considerazione. In Quebec e in Canada questo sport conta poco. Se vuoi praticarlo devi pagarti tutto da solo: gli allenatori, i viaggi per le competizioni, le iscrizioni ai tornei. Inoltre, la mia serie di infortuni non era ancora finita. Durante un’esercitazione militare sono caduto con un pesante sacco in spalla e mi sono lesionato gravemente le articolazioni della spalla. Ho dovuto subire una chirurgia ricostruttiva, così come per il ginocchio. Ho 3 viti nel ginocchio e 6 nella spalla. Mi sono chiesto: come faccio a fare il taekwondo? Che faccio adesso? La mia carriera è finita? E le Olimpiadi?»

 

Cosa hai deciso di fare?

«Ho lasciato l’esercito all’inizio di quest’anno, in fondo mi ero arruolato solo per poter avere un po’ di soldi. Però mi sono detto: voglio andare alle Olimpiadi? Allora devo continuare ad allenarmi, viti o non viti, dolori o non dolori! Così mi è venuta l’idea di aprire, nel garage di casa, una  palestra tutta mia sia per potermi allenare al meglio, sia per mettere a frutto tutte le mie esperienze sportive e di riabilitazione e poter dare delle lezioni e allenare altre persone. L’idea è piaciuta. In qualche mese, grazie semplicemente al passaparola, la palestra, che si chiama “KickFitLab” (https://www.facebook.com/KickFitLab/), si è riempita; tra l’altro è frequentata anche da molti italiani. In questo modo posso continuare ad allenarmi e  ad avere i soldi per pagare un allenatore e le spese per partecipare alle varie competizioni di taekwondo.

Non ho messo su la palestra per fare soldi ma solo per potermi preparare a … Tokyo 2020! In più, all’inizio di aprile sono andato in Mesico per un campo d’allenamento e per una competizione e sono tornato a casa con … una medaglia d’oro! Ci sono voluti 9 anni e una serie infinita di infortuni per tornare a vincere una medaglia. L’oro è troppo bello! Ora nella mia testa c’è solo un “sogno” quello di partecipare alle prossime Olimpiadi con il Canada o, perché no, con l’Italia visto che ho anche la cittadinanza italiana! Tra l’altro, a luglio andrò a Lecce per partecipare ad una competizione internazionale!

Si lo so, non sono lo stesso atleta di quando avevo 15 anni ma ho tanta volontà, molta esperienza in più e un buon allenatore. Quando combatto ho ancora un po’ di paura per via della spalla e del ginocchio ma ora voglio usare più la “testa” che il corpo, mi basta vincere per uno o due punti, prima volevo strafare! Voglio finire quello che avevo iniziato perché questo sport … mi ha salvato la vita!».

 

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