Ansa – Compiono 70 anni i Peanuts, Charlie Brown, Lucy, Linus e la coperta, Snoopy, Woodstock e tanti altri, che non hanno mai smesso di commuovere piccini e adulti: hanno infatti esordito il 2 ottobre 1950 e sono stati pubblicati quotidianamente fino al 13 febbraio del 2000, il giorno successivo alla morte dell’autore.
Il fumetto, pubblicato per gran parte della sua produzione in strisce quotidiane di quattro vignette, è stato uno dei più famosi e influenti al mondo, diffuso per cinquanta anni su oltre 2600 testate, tradotto in più di 20 lingue e pubblicato in oltre settanta nazioni, raggiungendo fino alla morte del’aure 355 milioni di lettori. Ora con i social sarebbe impossibile fare un calcolo.
Schulz era un uomo timido e riservato, al centro dell’attenzione del mondo. Da un compagno di liceo prese in prestito il nome del personaggio in cui mise tutto se stesso: Charlie Brown. Una donna che nel 1950 respinse la sua proposta del matrimonio fu cambiata in una creatura continuamente nominata ma che nessuno ha mai visto: la ragazzina dai capelli rossi. Nel 1951 Schulz sposò Joyce Halverson, da cui avrebbe divorziato nel 1972 per sposare due anni dopo Jeannie Forsyth.
Ebbe un figlio, Craig. Ma considerava suoi bambini anche quelli che disegnava ogni giorno.
Nel ’55 i ‘Peanuts’ vinsero il premio Reuben, l”Oscar dei fumetti’. Il successo mondiale arrivò nel 1965, quando Snoopy cominciò a credersi un asso dell’aviazione nella prima guerra mondiale, in lotta contro il Barone Rosso.
Dal 2 ottobre 1950 Charles M. Schulz, fino alla sua morte avvenuta nel sonno (nel 2000), disegnò 17.897 strisce, una al giorno, dal lunedì al venerdì, con un ritmo orario metodico da impiegato, dalle 9 del mattino alle 16.
I suoi personaggi erano eterni perdenti, ma egli aveva conosciuto soltanto trionfi. Charlie sembra soffrire degli stessi problemi degli adulti: ha fascino da spendere, non primeggia nello sport, anzi, né tanto meno con le donne, ma qui sta la grandezza, non molla mai, si rialza. Non si fa sopraffare dalle prepotenze. E’ innamorato di una ragazzina con i capelli rossi che, per sua timidezza, gli sfugge sempre per un soffio. Ma non molla, Ci crede.
Linus, con la sua coperta, è l’esatto opposto di sua sorella Lucy: è colto, ha una buona parola per tutti. Insomma è un uomo gentile. Ma Linus è anche profondamente insicuro: per questo sta sempre attaccato alla sua coperta, entrata nei dizionari di mezzo mondo proprio per rappresentare il nostro comune bisogno di aggrapparci a qualcosa (o qualcuno) per riuscire ad affrontare le sfide della vita.
Lucy è una ragazza insopportabile, dice cose spesso crudeli, si diverte a bullizzare suo fratello Linus, Charlie, perfino Snoopy. Dal suo sportello psichiatrico dispensa consigli taglienti e giudizi sarcastici al prezzo di saldo di 5 cents. Ma la sua sicurezza va in frantumi di fronte a un ragazzino come Schroeder, il piccolo pianista che non se la fila.
Seguono poi Piperita Patty, una bambina decisa e un po’ rude la quale sconvolge il mondo di Charlie Brown chiamandolo “Ciccio” (Chuck), facendogli la corte e rivolgendogli complimenti che lui non è ben sicuro di meritare. Snoopy: il bracchetto più famoso del mondo, è un genio del travestimento. Gli basta un paio di occhiali da sole per trasformarsi, fra i suoi alter ego c’è anche l’Asso della prima guerra mondiale impegnato in periodiche sfide con il Barone Rosso. Armato di macchina per scrivere, tenta da sempre di scrivere il grande romanzo americano: “Era una notte buia e tempestosa”.
I personaggi non invecchiano tranne quelli che avevano esordito come neonati e che vengono poi rappresentati con un’età simile a quella degli altri più grandi: Linus, ad esempio, esordisce come neonato e, nell’arco dei primi dieci anni passa dall’infanzia a un’età simile a quella di Charlie Brown, impara a parlare e a camminare per poi smettere di crescere quando ha circa un anno in meno di Charlie Brown.
Caratteristica comune è l’assenza degli adulti i quali non compaiono mai se non citati indirettamente. Lo stile è minimalista, senza sfondi, oppure tratteggiati sommariamente come se costringesse “i suoi lettori a focalizzarsi sulle sfumature sottili, piuttosto che su ampie azioni o passaggi improvvisi”.
Schulz mantenne questa impostazione per tutta la vita, riaffermando nel 1994 l’importanza di costruire le strisce completamente da solo: “Non si tratta di una sciocca questione di riempire dei riquadri d’inchiostro. È un’impresa terribilmente seria”.