Applausi per la prima di “Calliari, Qc”

13:52 7 Giugno 2022

Marco Calliari e Anita Aloisio nel corso della serata di presentazione del film

Il 31 maggio scorso si è tenuta, presso la Maison de la culture di Villeray-St-Michel-Parc Extension, la prima del film-documentario di Anita Aloisio “Calliari, QC”, dedicato alla storia e alla carriera del cantautore d’origine italiana Marco Calliari che ha arricchito l’evento con una breve excursus-prestazione musicale.

Prodotto da Agata De Santis il film, che ha raccolta applausi e consensi, cerca ora una più ampia platea di distribuzione a cominciare dai numerosi festival estivi che si susseguono in questi mesi.

La regista ha seguito Marco Calliari, i suoi genitori e il suo entourage, per 7 anni, interrogandosi e interrogandolo su qual’è il posto riservato agli artisti “etnici”, come lui ma anche come Paul Cargnello, Kathia Rock e Mamselle Ruiz che sono coprotagonisti del documentario, all’interno dell’industria musicale quebecchese. Quale spazio, questi artisti, che si esprimono in un’altra lingua che non le due ufficiali del Canada, riescono a ritagliarsi in tale industria musicale e soprattutto: riescono a ritagliarselo, oppure vengono considerati come artisti di “Serie B?”

Le risposte, le constatazioni sono piuttosto negative. Appare evidente una netta frattura tra un certo tipo di artisti e gli “altri”, gli etnici, “colpevoli”, come Marco, di cantare in italiano pur non negando mai il loro senso di appartenenza alla cultura e alla società quebecchese.

«Il film – ha commentato la regista Anita Aloisio al termine della proiezione – è nato dal fatto che quello che Marco produce è veramente unico nel contesto musicale montrealese e quebecchese e merita di essere valorizzato. Ma non è perché lui o gli altri artisti si esprimono in un’altra lingua che viene meno il loro senso di appartenenza, è solo che lo esprimono in maniera diversa».

E di questo bisognerà tenerne conto se si vuole rispecchiare l’evoluzione della società in cui viviamo.

 

 

 

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