Sotto il segno … dell’amore!

14:03 15 Maggio 2018

Il Maestro Giuliano Carella dirige "Roméo et Juliette" all’Opéra de Montréal

Giuliano Carella è nato a Milano e risiede a Verona. Ha diretto il repertorio operistico e sinfonico in numerosi teatri e sale del mondo intero

L’Opéra de Montréal conclude la sua stagione, in bellezza, con “Roméo et Juliette” di Charles-François Gounod, una delle più belle, ma allo stesso tempo tragiche, storie d’amore di tutti i tempi. A dirigerla è stato chiamata la “bacchetta esperta” del Maestro Giuliano Carella, alla sua prima esperienza a Montréal e in Canada.

 

Maestro, che opera è quella di Gounod?

«Innanzittutto – esordisce Giuliano Carella – sono veramente felice di presentarla e di proporla al pubblico montrealese. È un’opera straordinaria, di una bellezza incredibile. Ho avuto la fortuna e il privilegio di dirigerla già in altre occasioni. Ha una partitura straordinaria. Gounod è un autore complesso, interessante, con un talento straordinario».

 

Come ci si prepara ad affrontare questo capolavoro?

«Prima di tutto effettuando per una decina di giorni delle prove musicali al pianoforte con i cantanti; poi si passa alle prove di messa in scena, di regia e di preparazione della parte visuale dello spettacolo. La stessa cosa avviene con il coro. Infine, circa una settimana prima della prima si inizia a provare con l’orchestra passando attraverso letture e analisi della partitura. Poi si mette tutto insieme: cantanti, coro, orchestra e scena fino ad arrivare alla prova generale che rappresenta “l’assemblaggio” del lavoro svolto. Questa, schematicamente, è l’impostazione del lavoro. In genere, la preparazione di un’opera richiede circa tre settimane di lavoro».

 

Cosa chiede all’orchestra e ai cantanti?

«In ogni opera c’è una parte riservata al direttore che è quella della scelta dei tempi, delle articolazioni, del forte, del piano, dei fraseggi, di un certo tipo di intenzione da dare. È un rapporto tra musicisti, tra persone, un rapporto che sta nascendo; la cosa importante è iniziare ad ascoltare. Io, di solito, non dico immediatamente cosa voglio; ascolto, si inizia a lavorare insieme, ci si conosce, si cerca un’intesa, si cerca di andare tutti nella stessa direzione. È un cammino molto delicato, molto sensibile. Poi si cerca di entrare nel particolare dicendo agli artisti: “Mi piacerebbe avere questo o quello”, è un’operazione fondamentale».

 

Il tema dell’opera è quello dell’amore contrastato tra due giovani appartenenti a famiglie rivali. È un argomento ancora attuale?

«Secondo me sì. È uno dei “monumenti” dell’umanità e forse, se quella tra Giulietta e Romeo non è la più bella storia d’amore in assoluto, è almeno una delle più belle storie d’amore che siano mai state raccontate. Penso che il tema sia sempre d’attualità perché, al di là della rivalità delle famiglie, al di là della cattiveria umana, dell’ignoranza, dell’incomprensione, rimane il messaggio universale di un amore così grande che trascende le problematiche terrene per avviarsi verso un’altra dimensione, verso l’eternità. Io poi vivo a Verona, la “patria” di questa storia e quando ero un po’ più giovane ho vissuto anche l’esperienza del film di Zeffirelli, un vero capolavoro. La storia è molto toccante e i giovani dovrebbero esserne interessati perché l’amore appartiene al dominio delle cose che tutti noi prima o poi conosciamo.  È un passaggio obbigato della nostra vita per cui, avendo la possibilità di entrare in contatto con tale “magia”, sarebbe bene farlo!»

 

I giovani di oggi si interessano all’opera?

«Parliamoci da connazionali. L’opera fa parte della nostra cultura, della nostra storia, della nostra tradizione. Parlare dell’opera ad un italiano è qualcosa che si deve fare, bisogna conoscerla così come si va in un museo a vedere le opere di Raffaello o di un altro artista; l’opera fa parte del nostro essere. Ahimé, la scuola non aiuta in questo senso! È una delle grandi “colpe” del nostro sistema. C’è un certo disinteresse da parte dei giovani e questo io lo considero una “iattura” non perché ne sia direttamente coinvolto ma proprio perché secondo me si sta perdendo una parte fondamentale della nostra civiltà.

L’opera ha anche un grande vantaggio, il fatto che attraverso la parte visuale, scenografica, ha la possibilità di essere sempre modernizzata, di presentarsi “al gusto” di quelli che sono i tempi nei quali viene proposta.

Ci sono, comunque, dei giovani che si interessano a queste storie, bisogna creare le condizioni affinché si accorgano del fatto che l’arte lirica è estremamente contemporanea, vivente, che vale la pena di conoscere anche perché una volta conosciuta … appassiona!»

 

L’opera è tratta dal “Romeo e Giulietta” di Shakespeare, è d’ispirazione italiana ed è musicata da un francese. Si può parlare di fusione fra tre culture?

«Sicuramente, ed è un tema al quale idealmente sono molto legato anche perché mi sento profondamente europeista. Quindi il fatto di trovare un soggetto italiano, immortalato da un genio inglese e musicato da un compositore francese mi sembre una cosa bellisima che rientra in questo discorso più ampio che è la nostra cultura continentale. Il mio desiderio è quello di fornire al pubblico di Montréal un’occasione sincera, artistica, curata, bella, per conoscere questo straordinario capolavoro che fa parte del patrimonio comune di tutti noi».

 

“Roméo et Juliette” di Charles-François Gounod

·       Sala Wilfrid-Pelletier di Place des Arts,
il 19, 22, 24 e 26 maggio alle ore 19:30.

·       Opera in 5 atti in francese, con sottotitoli in francese e inglese.

·       Prima rappresentazione: il 27 aprile 1867 a Parigi.

·       Biglietti e informazioni: 514-985-2258; 514-842-2112. Operademontreal.com

 

 

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