Calcio
17:19pm2 Aprile 2012 | mise à jour le: 2 Aprile 2012 à 17:19pmReading time: 7 minutes

Addio a Giorgio Chinaglia bandiera della Lazio

 

Ansa/ROMA  – “Mio padre Giorgio Chinaglia è morto questa mattina”. A confermare piangendo la notizia della scomparsa del leader del primo scudetto laziale data da Skysport, è al telefono dall’America il figlio Anthony. “Mio padre – ha aggiunto Anthony Chinaglia – era stato operato una settimana fa dopo un attacco di cuore. Gli erano stati impiantati 4 stent e l’operazione era andata bene. Era stato rimandato a casa dove sembrava essersi ripreso. Stamattina si era svegliato per prendere una medicina e si era rimesso al letto. Poi sono andato a controllarlo ed ho scoperto che non respirava più. Ho provato a rianimarlo ma non c’è stato niente da fare”. Chinaglia aveva 65 anni.

Lazio in lutto per Giorgio Chinaglia. Sul sito ufficiale, il club biancoceleste “si unisce al cordoglio della famiglia Chinaglia per la scomparsa di Giorgio, nato a Carrara il 24 gennaio 1947 e morto oggi negli Stati Uniti”. La Lazio ricorda che Chinaglia “fu giocatore del club biancoceleste dal 1969 al 1976 (Campione d’Italia nella stagione 1973-1974) e presidente dal 1983 al 1985.

“Ci sentivamo tutte le settimane, era molto rammaricato che non poteva tornare in Italia per discolparsi, aveva capito che aveva sbagliato e voleva tornare per discolparsi”. Non si dà pace Giancarlo Oddi, ex compagno di squadra di Chinaglia ai tempi della Lazio campione d’Italia nel ’74, per la scomparsa di Long John che voleva ritornare in Italia. ”Ma se davvero aveva sbagliato – aggiunge Oddi – l’ha fatto solo per amore della Lazio e non come qualcuno diceva per i soldi. Ne aveva guadagnati tanti e ne ha sperperati altrettanti solo per generosità. Ripeto, se ha sbagliato l’ha fatto solo per amore della Lazio”. “La cosa che mi dispiace di più – ricorda l’ex difensore della Lazio – è non averlo potuto rivedere. Martedì ci siamo sentiti e gli avevo detto ‘mica te ne andrai prima che ci rivediamo’. Ma purtroppo è successo proprio questo. Quando parliamo di Chinaglia, parliamo di una gran brava persona: era un uomo generoso che io ho avuto una gran fortuna di conoscere. Per me era come un fratello. Sono felice di averlo conosciuto e chi non l’ha potuto conoscere non sa cosa si è perso”.

“Con la morte di Giorgio Chinaglia scompare un grande gladiatore. Un lutto per tutto lo sport e per tutta Roma”. Lo scrive il sindaco di Roma, Gianni Alemanno, sul suo profilo Twitter. 

“Con la morte di Giorgio Chinaglia se ne va una bandiera della Lazio ed anche un pezzo di quel calcio romantico ed entusiasmante che negli anni settanta ha riempito la domenica di milioni di italiani”. Lo afferma il presidente della Provincia di Roma Nicola Zingaretti. “Long Jhon – aggiunge – è stato uno dei simboli della Lazio degli anni d’oro in grado di scrivere pagine indelebili dello sport capitolino. Ai familiari di Chinaglia vanno le condoglianze dell’amministrazione provinciale di Roma”.

 

La sua carriera

Chinaglia fu la bandiera dei biancocelesti di Maestrelli, quelli dello scudetto del ’74. Classico centravanti, forte, potente, impetuoso, entrava in area palla al piede e segnava. Era tanto forte in mezzo al campo, quanto provocatore fuori. A San Siro, di fronte ai tifosi interisti, scalcio’ il compagno di squadra D’Amico, reo di non aver rincorso Sandro Mazzola. All’Olimpico, dopo un gol nel derby, ando’ ad esultare la Sud, curva dei romanisti. Al San Paolo, prima di Napoli-Lazio, saluto’ il pubblico di casa mostrando le corna.

   Chinaglia arrivo’ nella Capitale a 22 anni, nel 1969. Nato a Carrara, il 24 gennaio 1947, ad appena sei anni, la sua famiglia emigro’ in Galles dove apri’ un piccolo ristorante. Qui Chinaglia comincio’ a giocare a calcio: nello Swansea, poi nel Cardiff, in prima divisione. In Italia, proprio in Toscana, torno’ nel 1966/67, alla Massese in serie C. Poi due stagioni all’Internapoli, sempre in C, fino all’arrivo alla Lazio nel 1969/70, dove resto’ fino al 1976. Nel 1971/72 Long John, soprannominato cosi’ dai tifosi biancocelesti proprio perche’ cresciuto in Galles, vinse la classifica cannonieri di serie B con 21 gol e riporto’ i biancocelesti in serie A. Proprio come giocatore di B, riusci’ a conquistare un posto in Nazionale: esordio e gol in Bulgaria, il 21 giugno del 1972. Nella stagione 1972/73 la Lazio neopromossa sfioro’ lo scudetto: assieme a Chinaglia c’erano Giuseppe Wilson, Luciano Re Cecconi, Felice Pulici e Vincenzo D’Amico. Nella stagione 1973/74, lui segno’ 24 reti e la Lazio conquisto’ lo scudetto, alla penultima giornata (12 maggio 1974). Nell’estate ’74 arrivarono i Mondiali tedeschi: Long John parti’ titolare ma con il ct Ferruccio Valcareggi non furono tutte rose e fiori. L’allenatore azzurro lo sostitui’, nel corso di Italia-Haiti, e Chinaglia lo mando’ a quel paese in mondovisione. Poco dopo fini’ l’avventura azzurra in Germania e con lei anche quella di Chinaglia in Nazionale che, col nuovo allenatore, Fulvio Bernardini, fu utilizzato poco. In tutto, in azzurro, dal 1972 al 1975, disputo’ 14 partite e segno’ 4 reti.

   Chinaglia concluse, poi, la sua carriera oltreoceano, al Cosmos, club newyorkese dove giocarono anche Pele’ e Beckenbauer. L’avventura nel calcio statunitense duro’ sette anni, Chinaglia fu il miglior marcatore della storia della North American Soccer League: in sette anni segno’ 193 gol in 213 partite. Appese le scarpette al chiodo, Chinaglia divenne dirigente a New York, per poi tornare alla Lazio da presidente. Due anni alla guida del club biancoceleste e poi le esperienze di rito come commentatore sportivo. La Lazio, pero’, torna piu’ volte nel suo destino. Dall’anno del suo primo ritorno a Roma, nel 1985, quando fu accolto in maniera trionfale e acquisi’ il club fino all’ultimo tentativo, di riacquisire la squadra e strapparla a Lotito.   

   Cosi’ arrivarono anche i primi guai con la giustizia: nel 1996, una condanna a due anni di reclusione per bancarotta fraudolenta e falso in bilancio riconducibili alla gestione della Fin Lazio (1986-87), la finanziaria proprietaria della societa’ biancoceleste. A meta’ degli anni ’90 si parlo’ di un suo interessamento ad acquistare la squadra ungherese del Ferencvaros. Chinaglia, in quel momento, era vicepresidente del Dicobe International Associates ma l’affare sfumo’. Quattro anni dopo Chinaglia torno’ in Italia con una finanziaria svizzera per acquisire il Catania (allora in C1) dagli eredi di Angelo Massimino. Non ci fu accordo sulle cifre e la firma salto’. Dal Catania passo’ al Marsala: acquistato nel giugno del 2000 con una finanziaria ungherese, ne divenne presidente onorario. Per poco, pero’, perche’ nell’ottobre dello stesso anno il finanziere romano Marco Russo acquisto’ il Foggia dai Sensi e Long John divenne presidente, fino al marzo del 2001. Nel luglio dello stesso anno fu interrogato dalla procura di Roma nell’ambito dell’inchiesta sul Foggia per riciclaggio. Nel luglio 2004 acquisi’ il Lanciano (C1). Poi l’annuncio, nell’ottobre 2005: Long John torna alla Lazio. Ritorna assieme agli ungherese: la curva nord e’ contro il presidente Lotito, Chinaglia riabbraccia i suoi vecchi tifosi e va perfino in mezzo a loro a vedere una partita. Ma Lotito resiste. Fino a quando, nell’aprile del 2006, si apre un’inchiesta per aggiotaggio sulla scalata in borsa alla Lazio tramite la mediazione di Giorgio Chinaglia. L’ultima bomba, la piu’ pesante, gli arrivo’ da Napoli nel luglio 2008: c’e’ anche l’ex capitano e bandiera della Lazio tra i dieci destinatari delle ordinanze di custodia cautelare emesse dal gip per il tentativo di acquisto della Lazio con denaro della camorra. Poi di lui si erano perse le tracce fino all’annuncio del figlio Anthony della scomparsa di Giorgio Chinaglia a seguito di problemi cardiaci.

 

 

 

 

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