Calcio
19:16pm25 Novembre 2020 | mise à jour le: 14 Giugno 2021 à 22:11pmReading time: 7 minutes

Morto Diego Armando Maradona, il più grande calciatore di sempre

Ansa – E’ morto Diego Armando Maradona.  La notizia è stata data dal ‘Clarin’ che riferisce che sarebbe morto per un arresto cardiorespiratorio mentre si trovava nella casa di Tigres, zona alla periferia di Buenos Aires dove si era trasferito dopo essere stato dimesso dalla clinica dov’era stato operato al cervello. “E’ successo l’inevitabile”, ha scritto il giornale.

Per l’Equipe, il giornale francese di calcio, è ‘la morte di un Dio’. Come nel resto del mondo, ma naturalmente ancora di più, è choc a Napoli.

 

Choc e lacrime a Napoli:  “Maradona per sempre nel cuore”. Lutto cittadino

Ansa – Choc a Napoli per la morte di Diego Armando Maradona. Il Sindaco di Napoli Luigi de Magistris ha proclamato il lutto cittadino e annuncia: “Intitoliamo lo Stadio San Paolo a Diego Armando Maradona!!!”.

La notizia della morte del campione, alla quale molti all’inizio hanno stentato a credere, è rimbalzata dapprima sui telefonini. In pieno centro, in piazza Municipio si è levata una sola voce: “Era il più grande di tutti”.

I tifosi del Napoli hanno acceso decine di lumini votivi nella piazzetta ai Quartieri Spagnoli davanti al murale di Maradona. Nella piazzetta c’è un piccolo bar con decine di foto e magliette di Maradona, davanti al quale I tifosi si raccolgono. Il bar ha acceso in proiettore su cui scorrono le immagini dei gol. Nella piazzetta, un donna al primo piano ha appeso allo stenbdipanni al balconcino una maglia del Boca Juniors con il numero 10, la prima maglia di Maradona. Una foto di Maradona che esulta in maglia azzurra e la scritta “Per sempre” con un simbolo del cuore in azzurro. Così il Napoli reagisce su Twitter alla notizia. “Ciao Diego”, conclude il club.

“È morto Diego Armando Maradona, il più immenso calciatore di tutti i tempi. Diego ha fatto sognare il nostro popolo, ha riscattato Napoli con la sua genialità. Nel 2017 era divenuto nostro cittadino onorario. Diego, napoletano e argentino, ci hai donato gioia e felicità! Napoli ti ama!”. Così in un tweet il sindaco di Napoli, Luigi de Magistris.

 

Maradona: colpi e cadute, gigante dai piedi d’argilla

“La morte di un Dio”. Come uno dei suoi colpi di classe infinita, la notizia del decesso di Diego Armando Maradona ha fatto il giro del mondo in pochi secondi, rimbalzata dai giornali argentini a quelli francesi, dall’Asia all’Africa: perché col Pibe de Oro se ne va il calcio, come solo lui sapeva incarnare. Appena un mese fa, aveva festeggiato i suoi 60 anni anche Pele’, 20 anni piu’ anziano e un opposto destino da mito, definendolo “grande amico mio” anche se la coppia di eterni rivali a distanza rappresentava facce contrapposte della stessa classe.

Maradona ha trascinato l’Argentina alla conquista del Mondiale dell’86, ha regalato sogni e scudetti a Napoli, ha rivaleggiato con Pele’ per il titolo di piu’ grande di sempre, soprattutto ha fatto innamorare il mondo.

Da sempre mito e simbolo, è stato infatti anche leader popolare, icona di creativita’ e ribellione, con la sua faccia da indio e il suo spirito da guerriero che ha combattuto fino a distruggere la sua vita.

Un concentrato di sport e umanità, sospeso fra debolezze umane e colpi di classe. Da capopopolo ha unito intere generazioni e spaccato nazioni, come quando alla vigilia della semifinale dei Mondiali del 1990, fra Italia e Argentina, che si sarebbe giocata nel suo San Paolo puntò il dito contro un Paese intero, che “si ricordava di Napoli solo quando c’era da sostenere la Nazionale azzurra”.

E’ stato talento precoce dell’Argentinos Juniors, eppure Maradona ha vinto persino meno di quanto la sua classe gli avrebbe consentito. E questo perche’ non ha mai scelto di far parte di un club dell’alta aristocrazia del calcio. Approdo’ a 21 anni nel Barcellona e dopo avere subito un gravissimo infortunio nella Liga, per un fallo durissimo di Goicoechea.

L’arrivo a Napoli

Venne acquistato dal Napoli. Sembrava un veterano, ma aveva solo 24 anni. Maradona arrivò ai piedi del Vesuvio dopo una trattativa di quasi tre mesi, condotta con la solita abilita’ diplomatica da Italo Allodi: la societa’ partenopea organizzo’ un ‘saluto’ al pubblico il 5 luglio 1984 e fu amore a prima vista. Quel giorno, allo stadio San Paolo, a Fuorigrotta, 60 mila tifosi pagarono 3 mila lire a testa per veder palleggiare il ‘Pibe’.

Maradona avrebbe poi regalato al Napoli una Supercoppa italiana, due scudetti, una Coppa Uefa, ricambiando con prodezze stilistiche l’amore di una citta’, che tutt’ora si tramanda da padre in figlio in una sorta di rituale e virtuale contemporaneita’, e che ora è inevitabilmente sotto choc, come e più dell’Argentina, perché in Diego, prima ancora che in Maradona, e nelle sue mille cadute ha sempre riconosciuto un suo figlio. Da Forcella al Rione Sanita’ , l’immagine di Diego e’ ancora stampata sui muri o nei tabernacoli ex voto del popolo.

Una divinita’ pagana, da affiancare al patrono San Gennaro: quel campione che ha sempre detto quel che pensava e pensato quello che diceva è stato un Masaniello contemporaneo.

Diego ha trovato posto al fianco di idoli, suoi e non solo, della potenza mediatica di Fidel Castro, di cui è stato amico quasi inseparabile per un lungo periodo. Da amico degli ultimi, sposò anche la causa palestinese, prima con Yasser Arafat, quindi con Abu Mazen.

Maradona e i Mondiali

Ma all’origine di tutto, c’era il calcio. Il suo calcio. Un linguaggio all’apparenza semplice e perciò universale. Il capolavoro sportivo e di astuzia lo realizzò in Messico – come anche Pelè nel ’70 – fra i colori dello stadio Azteca, lo stesso che 16 anni prima aveva ospitato Italia-Germania 4-3. Diego, ai Mondiali 1986, nei quarti di finale contro l’Inghilterra – non un avversario qualsiasi, per via del ricordo ancora fresco della guerra delle Falkland – di fronte alle telecamere di tutto il mondo, beffò Peter Shilton, insaccando il pallone con un tocco di mano. Per l’arbitro tunisino Ali Bin Nasser, il ‘Pibe’ aveva segnato di testa: una decisione che fece impazzire di rabbia gli inglesi. Poi, a fine partita, l’argentino ammise che quel gol lo aveva segnato “La mano de Dios”, non lui. A legittimare il capolavoro messicano, il gol piu’ bello della storia, almeno per la Fifa, con Maradona che, nello stesso match, controlla con un preziosismo a centrocampo, parte con il pallone incollato sul magico sinistro, supera di slancio l’intera difesa inglese – compreso il portiere – e insacca mentre cade. Diego trascinera’ poi l’Argentina fino al titolo mondiale, vinto in finale contro la Germania.

Non si ripetera’ a Italia ’90, perdendo in finale proprio contro i tedeschi per un rigore assai discutibile e che fece sciogliere in un pianto rabbioso l’eroe improvvisamente divenuto umano, dopo che agli inni e ai fischi del pubblico romano aveva risposto con un ‘hijios de puta’ in mondovisione.

La sua parabola calcistica si concluse ingloriosamente, con una positivita’ al doping nei Mondiali di Usa ’94. Diego accuso’ la Fifa e punto’ il dito contro il nemico di sempre, l’allora presidente Sepp Blatter, reo a suo dire di averlo indotto a rimettersi in carreggiata e poi di averlo tradito. Il suo declino era cominciato in realta’ nel 1991, appena un anno dopo il secondo scudetto di Napoli, quando era stato arrestato per detenzione di sostanze stupefacenti. La sua carriera di allenatore non e’ stata all’altezza di quella da calciatore.

La sua esistenza, ancor prima dell’improvvisa scomparsa di oggi, era spesso rimasta in bilico, causa dipendenze. Come quando fu sospeso fra la vita e la morte la sera del 4 gennaio 2000, per una “crisi di cocaina”, come ammise Jorge Romero, il medico che lo salvo’. Maradona è stato genio in campo e sregolatezza nella vita, collezionando amori, figli illegittimi e poi riconosciuti, riempendo giornali delle sue polemiche e delle sue vicende. Ha ballato con Raffaella Carra’ , è stato showman, fatto scrivere libri densi di episodi, e’ stato soggetto di film. Rimanendo sempre in piedi anche su piedi d’argilla, fino all’ultima caduta

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