Fotografare il Canada e le stelle del calcio mondiale

16:54 10 Febbraio 2023

Joey Franco con alcune delle sue foto esposte presso Arte Cavallo Studio

Joey Franco, inviato di Québc Soccer, racconta la sua esperienza a “Qatar 2022”.

Joey Franco, collaboratore delle rivista “Québec Soccer” (QS), è stato tra i pochi inviati canadesi che hanno avuto la possibilità di coprire uno degli avvenimenti più importanti del mondo dello sport, il Campionato mondiale di calcio svoltosi in Qatar tra novembre e dicembre dello scorso anno che ha coronato l’Argentina di Messi campione del mondo.

Nato a Montréal da madre napoletana e padre molisano (Larino), Joey ha studiato giornalismo (major) e business (minor) all’Università Concordia e si è specializzato in fotografia professionale a New York. Si definisce un giornalista freelance  multidisciplinare ma anche un “racconta-storie” perché utilizza, per raccontare le sue storie basate sulla vita reale, sia il giornalismo scritto che quello visivo o fotografico.

Joey ha collaborato e collabora tuttora con diverse testate, riviste, siti web, sia in Canada che negli Stati Uniti, occupandosi, in particolare, delle sue due grandi passioni sportive: il calcio e la F1. Da diversi anni è regolarmente accreditato come fotografo al GP del Canada e spesso copre anche quelli che si disputano negli Stati Uniti.

«Ho iniziato a fotografare il calcio – spiega – con l’Impact, oggi CF Montréal, e con le gradi squadre europee che d’estate venivano in tournée da queste parti ed a collaborare con QS. Quando il Canada si è qualificato per la Coppa del mondo, un avvenimento quasi storico perché vi mancava da ben 36 anni, mi sono detto: perché non provare a chiedere un accredito per QS che è una delle poche riviste specializzate di calcio in Canada e forse la più “antica” del Nord America (1977, n.d.r.)?

Il processo per ottenere l’accredito – continua Joey – è stato lungo. Doveva passare prima per Canada Soccer e, una volta ottenuto il loro “si”, doveva passare per la FIFA, la Federazione internazionale di calcio. Quest’ultima funziona per “quote”. Le squadre che hanno più presenze nel campionato del mondo come, ad esempio, il Brasile o l’Argentina, ottengono un maggior numero di accrediti al contrario di quelle che hanno  meno presenze. Il Canada poteva disporre solo di 5 accrediti e, fortunatamente, siamo stati tra i 5 prescelti».

Che esperienza è stata?

«Per me bellissima – risponde Joey – anche se il Canada, purtroppo, non ha superato la fase eliminatoria perché capitato nel girone più difficile del torneo. Meritava un po’ di più poiché ha espresso comunque un bel gioco. Ma essere lì, sia noi, che la squadra, che i tifosi, è stato già un qualcosa di cui essere fieri. Sono rimasto in Qatar due settimane ed ho seguito le tre partite giocate dal Canada e tre partite in cui giocavano l’Argentina, la Francia e il Portogallo per fotografare, in particolare, le “stelle” del torneo, Messi, Mbappé e Ronaldo.

Messi in azione

Quando giocava il Canada noi fotografi e giornalisti canadesi avevamo la priorità di scelta della posizione. Due partite le ho seguite da dietro la porta, più verso la parte sinistra del campo; la terza vicino al centrocampo, in modo da poter avere un’angolazione differente. Le altre tre partite, visto che non avevo la priorità, le ho seguite dal cosiddetto “press box”, la tribuna stampa, ma con un buon teleobiettivo sono riuscito a fare lo stesso delle belle foto».

Che attrezzature hai portato?

«Sono stato fortunato – afferma – perché ho contattato Canon Canada che è stata ben lieta di sponsorizzare, e quindi di equipaggiare, i 5 fotografi canadesi con delle macchine fotografiche capaci di fare 30-40 scatti al secondo e dei teleobiettivi da 400 e 600 mm, attrezzature molto costose e di altissimo livello. Grazie a queste attrezzature ho potuto fare un lavoro di un certo livello. Nella fotografia, è ovvio, il fotografo deve essere bravo ma se hai un buon teleobiettivo, soprattutto nello sport, aiuta. Se hai una macchina fotografica che fa 30-40 scatti al secondo potrai avere delle foto più dettagliate e fare un lavoro più completo.

Ma c’è il rovescio della medaglia perché poi devi passare tanto tempo ad analizzare le numerosissime foto, ne ho fatte almeno 10.000, per poter scegliere poi quelle che ritieni siano le migliori o le più adatte al tipo di media per cui lavori. A volte non vale neanche la pena perché quando scatti 30-40 foto al secondo le differenze tra una foto e l’altra sono davvero minime».

 

Ti si concentrato su qualche situazione in particolare?

 «Tutto dipende dalla posizione che hai, se sei a bordocampo e in in che punto, o in tribuna. Ad esempio, se sei dietro la porta puoi fotografare bene il portiere, gli attaccanti che arrivano, i difensori che respingono poi, ovviamente, se ti trovi davanti Messi o Ronaldo o Mbappé ti concentri su di loro. Ma anche qui dipende da quello che vuoi fare, se una foto d’azione o una foto di tipo più ritratto, in ogni caso scatti perché vuoi che queste foto rimangano poi nella “memoria” di tale avvenimento».

La “stella” della Nazionale francese Kylian Mbappé

 

Tra i giocatori canadesi quale è stato il tuo focus?

«Sicuramente Alphonso Davies, la “stella” del Bayern Monaco con cui ha vinto la Champions Lague, poi il capitano Atiba Hutchinson e i giocatori del CF Montréal, Miller, Johnston e Koné, anche se questi ultimi due dopo il Mondiale hanno lasciato la squadra. Poi, soprattutto in allenamento, il portiere Pantemis, che non ha giocato, e l’assistente allenatore Mauro Biello».

 

Alphonso Davies si diverte con il pallone

Come hai trovato il Qatar?

«Durante le mie due settimane di permanenza ho potuto constatare un ottimo livello organizzativo. Il Qatar è un paese molto piccolo. Hanno costruito una metropolitana gratuita che collegava la capitale Doha con gli altri stadi del Mondiale che gli spettatori potevano raggiungere facilmente in mezz’ora. Per i giornalisti c’erano degli autobus, sempre gratuiti, che ti portavano da uno stadio all’altro permettendoti, così come per i tifosi, di assistere anche a due partite al giorno. C’era molta sicurezza, molti poliziotti, non ho visto incidenti di nessun tipo».

 

Che ne hai fatto delle foto scattate al Mondiale?

«Alcune – spiega – sono state pubblicate da Québec Soccer. Altre, 34, le ho selezionate per l’esposizione “Qatar 2022: Canada & Other Heroes” che si tiene fino al 15 febbraio presso la Galleria Arte Cavallo Studio, 9150 Rue Meilleur, Suite 306, Montréal (per informazioni e orari: 514-999-5847; hello@artecavallo.com).  Sono delle foto che hanno un taglio più artistico, più da ritratto, che da azioni di gioco e poi ci sono Messi e le altre “stelle”, gli stadi, i palloni ufficiali. Il mio obiettivo – aggiunge – è di coprire, se sarà possibile, anche il prossimo Mondiale che si disputerà congiuntamente in Canada, USA e Messico nel 2026 e forse anche i Mondiali femminili o le Olimpiadi del prossimo anno e di fare poi un libro-souvenir, un libro da collezione. Vedremo.

Una cosa è certa. Per me che sono un grande appassionato di calcio vivere il Mondiale da dentro è stata un’esperienza bellissima. Una cosa è vederlo in tv, un’altra è essere lì con i tifosi, con le squadre, con questi grandi campioni che sono a due passi da te. Per questo – conclude – voglio ringraziare QS e tutti quelli che mi hanno permesso di vivere questa magnifica esperienza».

 

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