Calcio
21:09pm4 Marzo 2013 | mise à jour le: 4 Marzo 2013 à 21:09pmReading time: 3 minutes

Totti, da pupone a re di Roma

Ansa – Da Pupone a Gladiatore, dai libri di barzellette a quelli da Cicerone nella sua città, dallo scudetto al titolo mondiale, da ambasciatore dell’Unicef agli spot di successo con la moglie Ilary Blasi. Questo e molto altro c’è nel mondo di Francesco Totti, il romano più famoso dopo Alberto Sordi, che in questo mese di marzo aggiunge due gemme preziose al suo diadema calcistico, i 225 gol in serie A e i 20 anni di fedeltà giallorossa dall’esordio in campionato. Ne è passata di acqua sotto i ponti del Tevere dall’esordio del predestinato sedicenne di Porta Metronia lanciato da Boskov all’epilogo di Brescia-Roma il 28 marzo 1993, che segna il primo gol con papà Mazzone al Foggia il 4 settembre 1994. Il ragazzino imberbe, un po’ sfacciato e indolente, si trasforma in grande professionista, rafforza il fisico col lavoro, affina le sue doti tecniche mettendole al servizio del collettivo con Zeman e con Capello per sbocciare come il maggiore talento italiano del nuovo millennio.Tacchi e cucchiai (suo marchio di fabbrica) ma anche visione di gioco, lanci ispirati e assist e la costante implacabile di gol a raffica che, dopo 20 anni con pochi chiaroscuri, lo hanno portato domenica sera a raggiungere Nordahl al secondo posto della storia del calcio italiano. Solo Silvio Piola è fuori della sua portata con 274, ma con 225 reti entra in maniera indelebile nella leggenda. Da trequartista a seconda punta fino a prima punta con Spalletti, per poi tornare di nuovo indietro, ma con licenza di inventare: il percorso tattico si affina come il suo bagaglio umano. Francesco, il Capitano, capisce l’importanza del web e lo usa per intervenire in tante questioni per partecipare al dolore e al lutto altrui, per commentare questioni sociali, politiche, religiose conscio dell’ascendente su giovani e meno giovani. Ma non si prende troppo sul serio, fa ampio uso di autoironia e la sua simpatia conquista anche molti tifosi ostili. Sul suo raffinato talento, plauso unanime.

Qualcosa tolgono gli improvvisi raptus (sputa a Poulsen, scalcia Balotelli, sente troppo i derby), oltre a due tremendi infortuni e una placca che ingabbia la caviglia sinistra da sette anni. Con l’azzurro amore intermittente: appena 9 gol in 58 partite, ma il cucchiaio con l’Olanda è uno scapigliato inno alla gioia e la freddezza nel rigore con l’Australia pone le fondamenta per il mondiale. Con la Roma è identificazione totale: capitano dello scudetto, vuole giocare fino a 40 anni, e ora ne ha quasi 37: globalmente 279 gol in 665 partite, 225 nelle 525 gare in serie A con 2 triplette e 43 doppiette.

 

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