Ansa/ROMA – “Come spiegherebbe a un bambino che cos’è la felicità?”. “Non glielo spiegherei, gli darei un pallone per farlo giocare”. Nessuno probabilmente meglio di Edoardo Galeano, scrittore e giornalista uruguaiano con la passione per il calcio, ha saputo raccontare cosa significa inseguire un pallone. Magari fatto di pezza o stracci, un po’ artigianale ma sufficiente per far sognare i ragazzi di un Sudamerica povero di mezzi ma ricco di talenti e di passione per il gioco più bello del mondo.E forse non è un caso che Jabulani, così come si chiamava il pallone dei Mondiali in Sudafrica, volesse dire ‘festa, felicità.
Adesso arriva il Seitiro, presentato a Milano e che sarà il pallone del prossimo campionato, per il quale hanno lavorato gli ingegneri della Nike, in Oregon. Si tratta di un pallone composto da cinque strati differenti che verrà utilizzato nei prossimi campionati di serie A, B e Primavera. L’esordio ufficiale avverrà nella finale di Supercoppa italiana tra Inter e Milan il 6 agosto a Pechino.
Da pesante e di color marrone, l’oggetto del desiderio di piccoli e grandi ne ha fatta di strada sottoponendosi a continue operazioni di restyling. Fino ad arrivare a quello ultraleggero degli ultimi Mondiali, bersaglio delle lamentele dei portieri e non solo. Una lunga evoluzione quella dei palloni di calcio, tra design e tecnologia, con qualche azzardo. Era il 1938 e l’Italia di Vittorio Pozzo e Peppino Meazza si laureava a Parigi campione del mondo per la seconda volta: Silvio Piola, il cannoniere di quella squadra e uno dei più grandi realizzatori di sempre, violava la porta dell’Ungheria in finale scaraventando in rete il pallone dell’epoca, fatto in cuoio pesante, con i legacci a tenere la camera d’aria. Nel 1966 un giovane brasiliano di nome Pelé incantava il pubblico con un pallone simile, ma già più leggero e senza legacci.
Ma è il 1970, con i Mondiali del Messico, a segnare un vero e proprio spartiacque: entra in scena il pallone con i pentagoni, è di colore bianco e nero, e durerà lo spazio di due competizioni; prima di cedere al protagonista degli anni Ottanta, il Tango, che fa la sua comparsa nei Mondiali argentini del ’78 e a cui sono legati i ricordi del successivo Mundial di Spagna targati Bearzot e Paolo Rossi. Il Tango avra’ varie evoluzioni assumendo i nomi di Azteca (per i Mondiali messicani del 1986) e di Etrusco (Italia ’90) in omaggio ai paesi organizzatori, tenendo la scena per circa un ventennio senza tuttavia subire particolari modifiche.
Ma è col Mondiale tedesco, anno 2006, che il pallone da gioco entra nel mirino dei portieri: le innovazioni imposte dalla marca produttrice lo rendono particolarmente sgusciante e di difficile presa grazie a una riduzione drastica delle cuciture che ne fanno una sfera perfetta. Si arriva così allo Jabulani, creato appositamente per il Mondiale sudafricano dello scorso anno, e già oggetto di critiche: “E’ orribile, roba da supermercato”, lo bollò il numero 1 del Brasile, Julio Cesar, seguito da Gigi Buffon che lo ha definito indecente. Ma poi tutti si dovettero adeguare. Adesso arriva il Seitiro per il quale hanno lavorato gli ingegneri della Nike, in Oregon. Il Primo appuntamento è la Supercoppa italiana a Pechino il 6 agosto.