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18:54pm24 Ottobre 2011 | mise à jour le: 24 Ottobre 2011 à 18:54pmReading time: 7 minutes

Addio super “Sic”, mago della pista

Ansa/ROMA – Marco Simoncelli ha perso la vita in gara, nel Gp della Malaysia di domenica 23, dopo una scivolata che, invece di portarlo fuori dalla pista, lo ha trascinato sotto le ruote di Colin Edwards e di Valentino Rossi. Nato a Cattolica il 20 gennaio 1987, ma residente a Coriano (Rimini), Marco comincia a correre giovanissimo, già a sette anni nelle minimoto. La passione del giovane Simoncelli viene aiutata in ogni modo dalla famiglia, con Paolo, il padre (presente sul circuito di Sepang), che arriverà a chiudere la sua attività commerciale per seguire la carriera del figlio.

Simoncelli, per il paddock ‘il Sic’, diventa campione europeo della 125 nel 2002 e nello stesso anno debutta nel mondiale 125 nella gara di Brno in Repubblica Ceca. Il primo campionato completo per Simoncelli è nel 2003, dove, sempre nella ottavo di litro termina 21/o. Andrà meglio l’anno successivo, nel 2004, quando, sempre in 125, Marco chiude all’11/o posto. Il 2005 è l’ultimo anno nella ottavo di litro, e Marco ottiene una vittoria (nella prima gara a Jerez), un secondo posto in Catalogna e 4 terzi posti. Alla fine del campionato 2004 sarà quinto e deciderà il passaggio in 250 con la Gilera. Nel 2006, nella quarto di litro, Simoncelli impiega un po’ di tempo per ambientarsi. Le prime soddisfazioni arrivano nel 2007, mentre il titolo iridato Marco lo conquista nel 2008, sulla pista di Sepang, quella che lo ha visto finire la carriera nel peggiore dei modi. La stagione 2009 inizia in salita per Marco Simoncelli, che si infortuna a una mano prima dell’inizio della stagione e per questo sarà costretto a saltare la prima gara. Alla fine, nonostante i buoni risultati (6 vittorie e 3 terzi pisti), chiuderà il suo anno da campione del mondo in carica con un terzo posto. L’anno successivo è la volta della Motogp, Marco Simoncelli debutta nei test di Valencia con il Team di Fausto Gresini. Lo scorso anno è stata la stagione di rodaggio per Marco, che ha chiuso in ottava posizione il mondiale. Simoncelli è approdato alla Motogp come pilota ufficiale, direttamente sotto contratto HRC, ma appoggiato alla struttura di Fausto Gresini. Lo stesso status aveva quest’anno e avrebbe avuto anche l’anno prossimo, a testimonianza di quanto la Honda credesse nel suo talento. Nonostante gli errori di quest’anno e le cadute, alcune delle quali hanno coinvolto altri piloti, come Dani Pedrosa a Le Mans, Marco aveva ottenuto due podi in questa stagione. Un terzo posto in Repubblica Ceca e un secondo posto nella scorsa gara di Phillip Island.

Marco Simoncelli, che si era diplomato in gestione delle comunità alberghiere, è sempre stato un pilota schietto e disponibile. Il suo carattere da combattente lo ha sempre contraddistinto nei duelli in pista. Famosa la frase del suo amico/rivale Valentino Rossi che aveva detto di Marco: ”Fare un duello con lui e’ come andare a fare a botte con uno piu’ grande di te, sai che le prendi”. In effetti il fisico ha sempre contraddistinto il Sic. Troppo grande per la 125 e per la 250 in entrambe le categorie si dovette lavorare per costruire dei ‘codini’ più lunghi solo per lui e la stessa cosa è stata fatta anche dalla Honda per permettere a Marco di potersi stendere bene sulla moto in rettilineo.

Appassionato di carte da gioco, Simoncelli sfidava spesso giornalisti e meccanici a tre sette e sul tavolo da gioco era spontaneo come lo era in pista. Marco, infatti, nonostante le contestazioni dei suoi colleghi per la sua guida aggressiva, ma mai scorretta, ha sempre risposto direttamente alle critiche, senza alcun timore reverenziale. Con la perdita di Marco Simoncelli, salgono a tre i piloti deceduti in gara nell’era moderna del mondiale (Daijiro Kato il 20 aprile del 2003 a Suzuka, Shoya Tomizawa il 5 settembre 2010 a Misano Adriatico e Marco Simoncelli, il 22 ottobre 2011).

 

Gomme, casco, elettronica, tutti i dubbi

 

Le gomme, il casco, l’elettronica: è il momento del dolore nel paddock della Motogp per la perdita di un pilota solare, forte e simpatico come Marco Simoncelli, ma in molti si stanno chiedendo se questa tragedia si potesse evitare. Le immagini dell’incidente continuano a girare sui computer e sugli schermi tv di tutto il mondo, e subito si nota come sulla scivolata all’origine dell’incidente mortale la moto del pilota italiano sia ulteriormente slittata in modo anomalo in pista: la la perdita di aderenza della ruota anteriore dovrebbe infatti spedire moto pilota all’esterno della curva, e non dalla parte opposta sulla traiettoria delle altre moto in arrivo, come invece è successo. Una delle cose che potrebbe non aver funzionato o aver lavorato troppo bene è il controllo della trazione della sua Honda: il sistema elettronico potrebbe aver letto lo scivolare del pneumatico posteriore come una anomalia, anche per il fatto che il pilota di Coriano non ha lasciato del tutto cadere la moto. Correggendo dunque questa anomalia, il sistema ha sostanazialmente fatto riprendere il moto della ruota in linea con la velocità dell’asfalto. E dunque nel senso sbagliato. Chi era dietro a Simoncelli, tranne Alvaro Bautista che è riuscito a sfilarlo mentre scivolava, non ha potuto evitarlo. Il primo a centrare Simoncelli è stato l’americano Colin Edwards, poi è stata la volta di Valentino Rossi, che incolpevolmente lo avrebbe colpito in testa, sfilando il casco. Anche in questo caso si tratta di un evento imprevedibile: la ruota che gira, impatta sul casco di Simoncelli bloccato sulla testa, e lo fa volar via col suo movimento rotatorio rompendo il cinturino. Tra tutte le parti del corpo che i piloti proteggono, quella rimasta più esposta è di certo il collo. Nonostante l’introduzione dell’airbag nelle tute (e Simoncelli l’aveva), è praticamente impossibile proteggere la regione cervicale se si viene investiti.

 

 Gattuso: «In campo non vedo»

 

 Ansa/Milano – L’occhio sinistro strabico, gli occhiali squadrati da ‘Nerd’, e un Gattuso insolitamente mesto: ”Ho un problema al nervo dell’occhio, dopo 50 giorni di stop ci vogliono ancora 4 mesi e poi mi opero”, ha spiegato a Milanello il centrocampista rossonero e campione del mondo 2006. ”Posso allenarmi, ma non posso giocare perche’ in campo non vedo – ha spiegato il giocatore – Pensavo negativo, c’e’ stato un momento che pensavo al peggio, altro che tornare in campo. Ora pero’ voglio tornare a giocare”. Gattuso, assente dai campi dopo una breve apparizione nella prima giornata di A disputata, in Milan-Lazio, ha spiegato l’effetto della disfunzione – una paralisi del nervo cranico, come spiegato dal medico sociale del Milan, Rodolfo Tavana – con alcuni esempi: ”E’ brutto quando vai al computer a scrivere una mail, pensi di toccare il tasto di una lettera e invece scrivi altro – le parole del milanista – Oppure provi a guardare la televisione, e la vedi in un posto diverso da quello dove sta. Io mi alleno tutti i giorni, sto nello spogliatoio, partecipo della vita della squadra. Ma confesso che c’e’ stato un momento in cui ho temuto il peggio, altro che smettere col calcio”. ”Il calcio – ha aggiunto Gattuso – e’ la mia vita. Mi ritengo una persona fortunata. Ora che via via abbiamo escluso altre cause, so quale è il decorso. Tavana mi è stato vicinissimo, gli specialisti mi hanno dato speranze per il ritorno all’attivita’ agonistica”.

Gattuso ha omaggiato Marco Simoncelli, il pilota della MotoGp morto a Sepang e che era tifoso rossonero. Il centrocampista, durante la conferenza stampa convocata a Milanello per fare il punto sul suo problema, ha esposto davanti al microfono una maglia rossonera con su stampato il nome Simoncelli.

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