Il Cagliari celebra 100 anni di storia, il ’70 è stato quello d’oro

19:04 29 Maggio 2020

Il club fu fondato il 30 maggio 1920 dal chirurgo Gaetano Fichera, la svolta arrivò con l’acquisto di Gigi Riva

Ansa – Una storia lunga cento anni che, a metà strada, è diventata scudetto. Al Cagliari piacciono le cifre tonde e la primavera: il 30 maggio 1920 nasceva, dalle “mani” del chirurgo Gaetano Fichera, il club rossoblù; cinquant’anni dopo, il 12 aprile 1970, arrivava lo scudetto. Un secolo di vita: dai campi dello stallaggio Meloni a quelli, qualche decina di metri più indietro, dello stadio di via Pola, teatro del primo tentativo di raggiungere la Serie A naufragato in uno spareggio promozione perso con la Pro Patria nella stagione 1953/’54.

Una maledizione, quella degli spareggi: il Cagliari dei gemelli sardi del gol Virdis e Piras, perse il treno per la A nel 1976/’77. E retrocesse in B a Napoli, in una gara secca giocata vent’anni più tardi contro il Piacenza. Ma le fortune sono state sempre superiori alle sfortune. Una su tutte: l’acquisto di Gigi Riva nell’estate del ’63. Con lui – che in B esplose nel finale di campionato – il Cagliari conquistò per la prima volta la A. Una toccata e fuga, diceva la classifica di andata del campionato 1964/’65, con il Cagliari ultimo; e poi, invece, quella squadra finì sesta, alle spalle delle big. Sembrava l’apice, ma arrivarono nel 1968/’69 il platonico titolo di campione d’inverno e l’anno dopo lo scudetto vero. Battendo anche il record in difesa, con appena undici gol subiti: nessuno è più riuscito a fare meglio.

Era un Cagliari dei miracoli: per poco, sei undicesimi di quella squadra non riuscirono a vincere anche il Mondiale, sconfitti solo in finale dal Brasile di Pelè. Il declino rossoblù iniziò dopo l’infortunio di Riva in Nazionale contro l’Austria. E nella stagione 1975/’76, con un altro infortunio di Rombo di tuono, il Cagliari precipitò addirittura in B. Riva, pur nelle figurine della Serie cadetta della stagione successiva, in campo non tornò più. L’addio, dopo qualche tiro in porta insieme ai bambini della sua scuola calcio nello sterrato delle Saline, lo diede nell’aprile del ’77.

Successivamente, per il Cagliari alterne vicende: il ritorno tra le big nel ’79 e la nuova retrocessione nell’83. Fino alla caduta in C. A salvare la società dal fallimento fu indirettamente Diego Armando Maradona. Piras segnò il gol che eliminò dalla Coppa Italia ’86 la Juventus e che consentì al Cagliari di giocare la semifinale con il Napoli del Pibe de oro: fu quell’incasso – ama ricordare Piras – a tenere finanziariamente a galla il club sardo.

La rinascita si ebbe con Claudio Ranieri, l’era Cellino, il ritorno in Europa con Mazzone e Francescoli e la semifinale di Uefa con l’Inter. Ancora alti in A e bassi in B. Sino al ritorno nella massima Serie con Gianfranco Zola, nel 2003/’04. Quindi, cinque anni fa, l’acquisto della società da parte di Tommaso Giulini e, qualche mese fa, di nuovo il profumo d’Europa.

 

Sabato la sorpresa potrebbe essere il suono delle sirene in porto, onore tributato di solito a Sant’Efisio, il santo protettore della Sardegna. Ma in tempi di coronavirus, la ricorrenza si celebrerà a distanza con i social in compagnia di tanti eroi della storia rossoblù: da Albertosi a Nainggolan.

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