(NoveColonneATG) Palermo – La Sicilia possiede 85mila ettari di coltivazione agrumaria, corrispondente all’incirca al 60% dell’intera coltura nazionale, con una produzione di 16 milioni di quintali di prodotto annui, equivalenti, grosso modo, ai due terzi di tutta la produzione italiana. Le aziende siciliane hanno particolari tipologie, tra cui il femminello di Siracusa a cui l’Unione Europea ha accordato l’etichetta IGP il 3 febbraio 2011.
Introdotto e impiantato sin dal 1600 dai Padri Gesuiti, divenne nel tempo la fonte principale di riferimento per tutta l’economia agricola e industriale della zona, dando un impulso notevole agli scambi commerciali anche a livello internazionale. Unico nel genere, per l’elevata succosità e rinomate qualità organolettiche, venne in breve diffuso ed esportato in tutti i paesi dell’Europa Nord Occidentale sino agli Stati Uniti d’America, ricevendo nel contempo l’ambito ed esclusivo riconoscimento dell’Indicazione Geografica Protetta “Limone di Siracusa”.
Una delle aziende che lo produce è l’Agrumaria Corleone che ha raggiunto grazie a questa varietà un tasso di esportazione del 70%. Fondata nel 1890, Agrumaria Corleone dopo la Seconda guerra mondiale cominciò le prime esportazioni di succo in fusti di legno di castagno verso il nord Europa. Oggi produce nel suo stabilimento di 2500 metri quadrati di Palermo succhi naturali, succhi concentrati e oli essenziali, estratti da limoni, arance, mandarini, bergamotto, uva e altri frutti.
L’azienda oltre alla produzione ha appoggiato la NavheTec – acronimo di “Nanovesicles in health and technology” – Spin-Off del Dipartimento di Biomedicina dell’Università di Palermo, che è stato in grado isolare le nanovescicole dal limone utilizzando un processo totalmente naturale.Queste hanno dimostrato di proteggere dai rischi cardiovascolari con applicazioni nel cibo e nei cosmetici.
Dalle nanoparticelle isolate dal succo del limone, la NavheTec ha brevettato un nutraceutico, utile per prevenire patologie come diabete e ipercolesterolemia e per questo progetto ha coinvolto l’Agenzia nazionale per le nuove tecnologie ENEA, che avvierà una prima industrializzazione del prodotto.